giovedì 15 marzo 2007

è volgare il mio annaspare

che scarsa autonomia
e io che pensavo di non riuscire a sentire più niente
non è male restare impantanate in una condizione di non-amore non-interresse-non
sentire niente, condizione di lucida castrazione, come rinnegarsi alla terra stessa, staccare le radici e affogare in un caos fetido e umido
metà uomo metà salamandra metà particella
meno della metà di due. il pi greco inevitabilmente..come infinito tormento

eppure ho odio, ho rancore, ho possesività
e anche un discreto mal di stomaco

se fosse domenica, domani si morirebbe
aspetto lunedi

martedì 13 marzo 2007

un incontro casuale

lo schermo spento rimanda la mia immagine grigiastra e appannata. viso malato come gli occhi
specchio veritiero.. che contrasto con le figure patinate e i colori scintillanti di solo un momento fa! cerco la mia storia come se fosse un film e mi aspetto che le parole escano facili e comprensibili come un copione..
eppure non vedo happy end. sarà una nuova tendenza del cinema giovanile.
guarda che coincidenza.. mi sono incontrata tra mille personaggi imbellettati e mi sono ascoltata tra fiumi di parole vuote..un possibilità tra un milione.
basterebbe trovare l'interruttore per spegnermi. in attesa, cercherò di far scaricare le pile del telecomando o magari cercherò un film in bianco e nero.

lunedì 12 marzo 2007



Rimprovero al mio cervello.
“Ben Arrivati al consueto appuntamento settimanale con le vostre seghe mentali preferite.
Anche oggi come tutte le settimane abbiamo il nostro ospite della giornata. Per cui facciamo pure entrare il cervello di ali. (applausi)
buona sera a tutti, grazie.
benarrivato, si accomodi pure sul nostro divano mentre facciamo un piccolo stacco per la reclam."

ehi, non scherziamo, signori. state parlando del mio cervello.. non è un varietà.
Non sono io il pupazzo della giornata. L’attenzione morbosa della gente che aspetta solo che sbagli non è per me.. non sono il protagonista di un film,non addossatemi ruoli che non voglio. Io sono io, punto. E, cosa più grandiosa ancora, esisto. E in questa apoteosi di presa di coscienza vi stupirò col dirvi che mi prendo anche il mio tempo, tutto quello per sbagliare.

La programmazione serale mi annoia, spengo la tele, mi fumo un cannone e me ne vado a dormire.

tributo all'adolescenza



Il bello dello scrivere è che non ci sono stacchi pubblicitari.
Un’ora qualsiasi di notte

Un magnifico crollo notturno
“Amore,non trovi che l’alba sia maliziosa e sibillina nel suo avanzare. Non ti da l’idea di ineluttabile..è malvagia e stordisce.toglie ai viaggiatori l’intensità del cammino, li distoglie dalla vera strada. Li confonde e li travolge con banalità.vuole togliermi il respiro del corpo e si insinua nella testa per capire il segreto che nascondo a fatica. Vuole togliermi un riparo sicuro.. tra poco non riuscirò più a resistere alla nuova violenza. amore.”

Inverno, la stanza gelata, la finestra aperta per non far stagnare l’odore del tabacco. Ste non ci faceva più caso al freddo, ma decise lo stesso di chiudere la finestra: le piaceva la sensazione di poter escludere il mondo. Si prese l’ultimo goccio di birra dalla bottiglia, accese lo stereo, non a volume troppo alto, le orecchie erano stanche per l’incredibile quantità di chiacchiere sentite nella giornata, rumore ovunque intorno a lei. Solo la piccola bajour di tela mandava un po’ di luce e calore.
Non aveva voglia di mangiare ma si preparò qualcosa di bollente e speziato, per scaldare il corpo e il sangue. Si lasciò andare sul vecchio cuscino che faceva da divano, aveva un odore talmente familiare che si ricordò di essere a casa, nel suo territorio. Li era invincibile, non doveva temere nessuno. Se non sé stessa. Chiuse gli occhi e cercò di pensare.

Niente.
Si alzò pigramente, cercò il tabacco e si arrotolò una sigaretta. Cercò di nuovo di pensare.

Ancora niente.
(Solo qual fastidioso brusio della giornata nelle orecchie, un po’ metallico.. chiacchiericcio insignificante sgradevole. Spense la radio). Si accese la sigaretta, inspirò forte e poi lasciò uscire il fumo lentamente a segmenti sincopati. Restò immobile in modo che i piccoli turbini di fumo prendessero forma intorno a lei, per poter almeno giocare un po’ con l’ immaginazione. Per passare il tempo.

Dopo un po’ ci provò ancora, a pensare; pensò all’ultima volta che si era sentita davvero felice.. sghignazzò.. Che parolone aveva tirato fuori dalla testa! Si figurò una donna bellissima, familiare che si avvicinava a lei tenendo una grande parola “felicità” tra le braccia. Anche se emanava qualcosa di sfumatamente angosciante, per la verità. Ma decise di non badarci e ne diede la colpa alle echi di tutte le voci della giornata che ancora rimbombavano tra le orecchie. Decise che l’immagine le piaceva tutto sommato. Era simpatico (un po’ sarcastico abbinare donna e felicità). Si tirò su dal divano, cercò nel cassetto un po’ di erba e tabacco…; e in ogni caso la sua testa era troppo stanca e i nervi troppo logori per concedersi il lusso di pensare a qualcos’altro.. decise che quella donna andava bene sarebbe stata la sua compagna per quella notte, avrebbe giocato con lei e si sarebbero fatte compagnia. Soprattutto non avrebbero dovuto emettere un solo fiato, neanche una parola, era un gioco silenzioso in un mondo muto.
Ste si fumò il suo cannone con respiri lunghi e riverenziali. Sapeva bene che bisogna sempre essere riverenziali quando l’erba non manca. Richiuse gli occhi.
Non ci volle molto, la donna le riapparve davanti; il corpo aveva una posizione stanca,languida come se la stesse attendendo da un po’. Non avrebbe saputo proprio dire quanto. (La dimensione temporale spariva in queste occasioni,pensare a quando nella sua testa era decifrabile tanto quanto la parola m,dnf.) Ste sentiva nell’osservarla avanzare lo stesso piacere che si prova a torturare una gengiva infiammata o far sanguinare di nuovo una vecchia crosta. Poi tutto accelerò. Il cuore accelerò, sentì le dita della donna allungarsi, fino a sfiorarla, con ritmi sfrontati di chi conosce bene il suo corpo. I capelli scuri la avvolsero sempre più stretti, in principio era un’intimità rassicurante, ma presto non era più una sensazione piacevole, la strozzavano e soffocava, le bruciava la gola, a tratti sincopati .. si sentì annegare nel liquido nero. Ancora Ste la lasciò fare, lasciò che quella donna prendesse spazio dentro lei, non dipendeva più dalla sua mente e se ne sentì un po’ sorpresa, piacevolmente; lasciò che diventasse così forte da lacerare i suoi muscoli dall’interno..si lasciò possedere, brandelli di carne intorno a loro che si univano con scossoni e tremiti. Non importava, era la loro notte. Si sentì dilaniare gli organi.. si lasciò vincere dalla sua bellezza. Ste cercava con curiosità angosciata il suo sguardo ma solo il perimetro del corpo si poteva distinguere, non riusciva a riconoscerla nell’intreccio di corpi, come avvolta da un alone strano a fior di pelle, la sfuocava... l’aria intorno era mortifera e pestilenziale ma Ste non si spaventò anzi si lasciò cullare dalla sua bassa, tetra voce.... non poteva distinguere le parole.. All’improvviso raggelò, qualcosa non andava: il gioco del silenzio era rotto, era spaventoso e bestiale.. tremò. Cercò improvvisamente di riprendere il controllo della sua mente, di pensare a qualcos’altro ma non ne ebbe la capacità, si rese conto di non esistere più, era risucchiata dal suo ventre. Quando le fu abbastanza vicina le scrutò il viso e la riconobbe nel mentre in cui i suoi organi pareva non potessero più trattenere la forza.. tutto di fila nel suo viso, caroselli: inconsapevoli attori della sua farsa, mille volti di uomini e donne, possedute, amate, pianti, cento sorrisi,le decisioni giuste, quelle sbagliate, quelle mai fatte e quelle che non avrebbe dovuto fare, il cuore che batteva.. e non batteva più..gli schiaffi, i pugni di rabbia e d’odio; le voci.. ancora quel terribile fastidioso rumore di gente che cerca di comunicare.. bestie, energia sprecata.. molesto.. rumore.. fracasso.. cattiveria.. parole marcio ancora violenza.. e vendetta e paura..occhi iniettati, carogne in tutta la stanza, corpi fetidi
Corse in bagno, Ste, e vomitò fino all’ultimo goccio di bile.. si guardò di sfuggita allo specchio e si sedette sul cesso per prendere fiato. Sospirò con un po’ di stanchezza, e si disse che in fondo andava bene così.. semplicemente doveva essere così.. si sciacquò e ci fumò su.

Nella stanza neanche un segno della violenza appena consumata, era tutto nella testa di Ste. Questa consapevolezza la tranquillizzò.
Accese di nuovo la radio, bassa bassa, e poteva riaprire la finestra, il peggio era passato, aveva fatto un passo avanti, era qualcosa, e il fumo stagnava dolciastro. Alla fine non era stata una cattiva notte.

Ma adesso incominciava il tormento della giornata. Che orrore l’alba, che cosa triste.